[19] Enrico, e Silvia in disparte.
SILVIA.
(Nulla intender poss' io.)
ENRICO.
Tenero in vero
E' il caso di Gernando. Appena è sposo,
Dee con la sua diletta
Fidarsi al mar. Fra gl' inquieti flutti
Languir la vede; a ristorarla in questa
Spiaggia discende; ella riposa, ed egli
Da barbari rapito,
Tratto a contrade ignote,
In servitù vive tant' anni, e senza
Notizia più del sospirato oggetto.
SILVIA.
(Pur si rivolse al fin. Che dolce, aspetto!)
ENRICO.
Parla a ciascun l'umanità per lui,
L'obbligo a me. La libertà gli deggio,
Primo dono del Ciel. Spietato ogn' altro
Sarebbe; ingrato io sono,
Se manco a lui. D'abborimento è degna
Ogn' anima spietata;
Ma l'orror de' viventi è un' alma ingrata,
SILVIA.
Chi nel camin d'onore
Stanca sudando il piede[20]
Per riportar mercede
D'un nobile sudor
Non palpita, non langue
Per lui spargendo il sangue
E' cento rischi e cento
Và lieto ad incontrar.