[40] Gernando e Silvia da diverse parte.
GERNANDO.
In queste braccia, o cara.
COSTANZA.
Ed è vero?
GERNANDO.
E non sogno?
COSTANZA.
Gernando è meco?[40]
GERNANDO.
Ho la mia sposa accanto?
ENRICO.
Quegli amplessi, quel pianto,
Quegli accenti interrotti
Mi fanno intenerir.
SILVIA.
Che pensi, Enrico?
Di te Gernando è più gentile. Osserva,
Com' ei parla a Costanza;
E tu nulla mi dici.
ENRICO.
Eccomi pronto,
Se pur caro io ti sono,
A dir ciò, che tu vuoi.
SILVIA.
Se mi sei caro?
Più della mia cervetta.
ENRICO.
E ben mi porgi
Dunque la man; sarai mia sposa.
SILVIA.
Io sposa?
Oh questo no. Sarei ben folle. In qualche
Isola resterei
A passar solitaria i giorni miei.
COSTANZA.
No, Silvia, il mio Gernando
Non mi lasciò, tutto saprai. Non sono
Gli uomini, come io dissi,
Inumani, ed infidi.
SILVIA.
Quando Enrico conobbi, io me ne avvidi.
COSTANZA.
A torto gli accusai. Dell' error mio
Or mi disdico.
SILVIA.
E mi disdico anch'io.[42]
COSTANZA.
Sono contento appieno
Appresso al caro bene,
Mi scordo le mie pene,
Mi scordo il sospirar.
GERNANDO.
Che più sperar poss' io
Or che il mio ben trovai,
Accanto a suoi bei rai,
Io resto a giubilar.
SILVIA.
Se dal mio core i moti
Caro vedessi oh Dio,
Vedresti Idolo mio,
Quanto ti sappia amar.
ENRICO.
Prendi d'amore in pegno,
Cara la man di sposo,
Più fido ed amoroso
Di me non puoi trovar.
COSTANZA E GERNANDO.
Di due Cori inamorati
Serba amore i laci amati.
SILVIA E ENRICO.
Ne soffrir ch'entri lo sdegno
Teco il regno a disturbar.
GERNANDO.
Cari affanni!
COSTANZA.
Dolci pene![44]
GERNANDO.
Ah! Costanza!
COSTANZA.
Caro bene!
ENRICO.
Silvia cara!
SILVIA.
Oh! quel contento!
ENRICO.
Cara sposa!
SILVIA.
Oh bel momento!
COSTANZA, GERNANDO, SILVIA, ENRICO.
Oh giorno fortunato!
Oh! giorno di contento!
Andiamo le vele al vento,
Andiamo a giubilar.
Il fine.
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